Da un post di Leonardo Petrillo su G+ |
Ne è autore il nostro amico Spartaco Mencaroni, che ringrazio per la disponibilità a condividerlo su questo blog.
Ragazzi, mi riferisco in particolare a voi, leggetelo con attenzione...poi ne discuteremo in classe perché ci sono nel racconto diversi concetti matematici che conoscete già. Anzi vi invito a cercarli e ad evidenziarli nei commenti.
*****
La vecchia signora continuava a piangere in silenzio, con dignitosa compostezza. Solo a tratti era scossa da sussulti intensi che le sollevavano la camicetta di pizzo, come se fosse stata colpita da una scarica elettrica. I capelli bianchi, raccolti sulla nuca in un’acconciatura elegante, ricadevano sul viso leggermente inclinato in avanti.
Il poliziotto era grasso e sudato e aveva voglia di tornare in ufficio. Le sedeva di fronte, su una poltrona molto antica e scomoda.
Sospirò e guardò il suo compagno, più giovane e magro, in piedi vicino ad una preziosa consolle di legno lucido. Avevano entrambi l’aria annoiata. Da qualche parte, in una delle stanze del vasto attico, una pendola batté le quattro.
“Deve sforzarsi di ricordare qualcosa che possa aiutarci, signora” disse di nuovo il poliziotto grasso sporgendosi verso di lei. La sedia scricchiolò. “Così non possiamo fare molto per ritrovare suo figlio.”
Marcello camminava fischiettando per le stradine del centro. Adorava quel momento, l’ultima ora di luce del giorno, all’inizio dell’estate; l’aria frizzante sapeva di mare e gelsomino. I gabbiani volteggiavano sulle mura del borgo lanciando le loro grida stridule, mentre il sole lentamente si scioglieva nell’acqua della baia come un gigantesco biscotto.
Sorrise fra sé a quella metafora infantile e pensò che il corso di matematica stava risvegliando in lui una piacevole voglia di creatività. Chi l’avrebbe mai detto! Si era iscritto controvoglia, per riempire il vuoto lasciato dal pensionamento e dalla totale assenza di problemi nella sua vita agiata di scapolo aristocratico.
Scese la scalinata del castello vecchio con passo baldanzoso, ripassando mentalmente gli esercizi per casa che il gruppo aveva ricevuto per il giorno prima. La teoria dei numeri lo affascinava: mai avrebbe pensato che dietro quelle aride cifre potesse celarsi un mondo di misteriose coincidenze e arcane proprietà, che attendevano soltanto di essere portate alla luce.
Lo incantavano anche le figure degli uomini e donne che a quei numeri avevano dedicato le proprie vite. Conoscerli aveva frantumato la sua precedente convinzione che i matematici fossero esseri cervellotici e scialbi, incapaci di generare emozioni, per nulla adatti alla creatività.
Il sole era appena tramontato, quando Marcello entrò nel portone del palazzo. I suoi passi veloci risuonavano sul marmo lucido.
L’ascensore arrivò subito. Le porte si aprirono, scivolando silenziosamente di lato e lui entrò nella cabina. Alzò la mano per schiacciare il bottone del proprio piano, poi si bloccò, lasciandola a mezz’aria.
La pulsantiera dell’ascensore era sparita. Al suo posto, c’era una tastiera simile a quella di una calcolatrice. Erano presenti tutti i numeri, dallo zero al nove. Con una strizzata di spalle, Marcello schiacciò il sette e l’ascensore partì.
La mattina dopo, la pulsantiera era cambiata ancora. Se ne accorse perché era un buon osservatore: i tasti infatti erano gli stessi, ma accanto ai numeri era comparsa ora un’altra fila di quattro bottoni. Recavano impresse le quattro operazioni aritmetiche di base.
Ci pensò un attimo, mentre le porte dell’ascensore si chiudevano, poi digitò: 8 – 8.
L’ascensore scivolò dolcemente verso il piano terra. Marcello sorrise, pensando a chi potesse aver inventato quel curioso gioco. Forse una trovata pubblicitaria. Quando si fermò al bar, per il solito cornetto e cappuccino, stava già pensando ad altro.
La sera, rientrando dalla quotidiana lezione, notò il pulsante delle radici quadrate. Non era sicuro che ci fosse stato, la mattina, ma ora era lì e lui era troppo incuriosito per non provare. Le sue dita sicure premettero i tasti e composero la radice di 49. Pochi secondi dopo, le porte si riaprirono davanti al pianerottolo di casa. Era un gioco divertente, dopo tutto.
Pochi giorni dopo comparvero pulsanti per esponenti, logaritmi e numeri fattoriali. Marcello si domandò perché mai sostituissero in continuazione la pulsantiera.
Visto che l’ascensore andava alla perfezione, Marcello si divertiva a provare sul campo le conoscenze che acquisiva al corso. Raggiungeva il suo settimo piano con composizioni sempre diverse e sempre più complesse. Un giorno tornava a casa con un “3! + 1”, un’altra volta si affidava a “log2 di 128”, o al “quadrato di 5, meno il quadrato di 2, diviso la radice di nove”.
Fin quando, una sera di pioggia, il mondo di Marcello cambiò per sempre.
Era rientrato di corsa, schizzando tutto l’atrio di marmo con i suoi abiti fradici. Era stanco, infreddolito e non vedeva l’ora di farsi una doccia. Forse per la fretta, forse per le goccioline che gli imperlavano gli occhiali, digitò un maldestro “15 diviso 2”. E prima che potesse rendersene conto, l’ascensore partì con la consueta efficienza, diretto al piano 7,5.
Un nodo gli strinse la gola. Come minimo si sarebbe bloccato tutto e avrebbero dovuto chiamare i pompieri per tirarlo fuori di là.
I secondi passavano e i piani, quelli interi, scorrevano uno dopo l’altro sul display. Superato il settimo, il cuore di Marcello batteva come un tamburo. Come se niente fosse però, l’ascensore proseguì ancora per qualche istante e poi si arrestò dolcemente.
Le porte si aprirono mentre il display, imperturbabile, segnava proprio “7,5”.
Marcello varcò la porta, sicuro di essere fermo al piano superiore al proprio. Evidentemente il sistema era impostato in modo da regolarsi con delle approssimazioni.
Fece un passo fuori della cabina e lo stomaco gli si capovolse. La sensazione che provò era indescrivibile. Era come se il suo corpo si fosse attorcigliato su sé stesso. Le gambe erano andate avanti ma il busto e la testa rimanevano indietro, mantenendo la consueta connessione attraverso un’orrenda deformazione del suo addome, che si allungava come una molla.
Era terribile, anche se non provava alcun dolore. Cercando di non cedere al panico, mosse i piedi all’indietro e vide con sollievo le proprie gambe tornare indietro e, pian piano, riprendere gli abituali rapporti con il resto del corpo.
Quando fu tornato al sicuro nella cabina, respirò a fondo e si diede qualche schiaffo per sincerarsi di essere sveglio. Poi provò ad allungare un braccio fuori dall’ascensore: ottenne un effetto simile, con il polso e la mano che si allungavano come se fossero fatte di gomma, allontanandosi dal corpo.
“Oddio… Ma che roba è?” Disse parlando a sé stesso. Osservò il pianerottolo: era identico a quello degli altri piani. Su di esso si affacciavano due porte di altrettanti appartamenti. Marcello non riusciva a leggere i nomi sui campanelli e non ebbe il coraggio di avvicinarsi per vedere meglio.
Premette con attenzione il tasto “7” e tornò di corsa a casa.
A cena parlò pochissimo. Non aveva la minima voglia di raccontare quello che gli era successo, ammesso che fosse accaduto veramente, e comunque non intendeva turbare sua madre, che alla sua età poteva anche risentirne. Andò a letto presto e dormì malissimo.
La mattina dopo scese a piedi sette piani di scale.
Quel giorno, nemmeno il corso di matematica riusciva ad interessarlo. Era pervaso da un senso di inquietudine che, con il passare delle ore, invece che attenuarsi si faceva sempre più opprimente.
Eppure l’argomento era affascinante. Una lezione sui frattali, stupefacenti figure ricorsive, continuamente uguali a sé stesse, che sembravano germogliare all’infinito dal proprio interno, somigliando sempre all’originale.
Marcello ascoltava con un angolo della mente, ma ad un tratto sentì qualcosa che lo fece sobbalzare sulla sedia. Il docente stava parlando delle dimensioni frattali. In modo chiaro e comprensibile anche a chi non aveva particolari competenze tecniche, spiegò che alcune figure sono troppo complesse per essere descritte come una semplice retta o un piano.
Un foglio di carta appallottolato, una corda avvolta su sé stessa, non appartenevano né al regno delle superfici né e quello delle linee, ma ad un mondo intermedio per il quale si poteva concepire il concetto di dimensioni non intere.
Fu come se a Marcello avessero tirato una secchiata d’acqua in piena faccia. Allora forse non era stata un’allucinazione, quello che gli era capitato. Forse quell’assurdo ascensore aveva davvero la possibilità di aprire un varco verso i luoghi che solo la matematica poteva concepire.
Al ritorno, davanti alla pulsantiera, la curiosità ebbe la meglio sulla paura. Marcello respirò a fondo, poi schiacciò: 3 diviso 2.
Un breve tragitto e le porte si aprirono. Con cautela Marcello mise un piede fuori dalle porte. Il piede scomparve. Cercando di contenere il panico, ritrasse indietro la gamba e lo vide riapparire, apparentemente senza danno.
Con maggior prudenza, mise fuori la valigetta, poi l’ombrello. La prima scomparve, esattamente come il piede. L’ombrello invece si attorcigliò su se stesso, come se fosse stato un serpente.
“Incredibile” disse Marcello. Ritraendoli, entrambi gli oggetti ripresero il loro aspetto abituale.
Aprì la valigetta, esaminandone il contenuto. Apparentemente era tutto in ordine: le penne scrivevano, i fogli trattenevano l’inchiostro. Il telefonino funzionava ancora e non sembrava aver perso alcun numero della rubrica. In quel posto però, qualunque esso fosse, non c’era segnale.
Le sere successive Marcello prese coraggio e fece altri esperimenti. Raggiunse i piani più improbabili, seguendo un percorso di esplorazione del tutto casuale.
Al 50,32 trovò una strana serra piena di fiori a dodici petali dai colori sgargianti, che puzzavano di cavolo marcio. Appena si avvicinava per coglierne uno, avvizzivano e il suo corpo prendeva il colore del fiore.
Il 30,2 era completamente vuoto, fatta eccezione per il bianco lattescente che avvolgeva qualunque cosa vi entrasse, come una nebbia.
Il - 15,812 era capovolto, come tutti i piani negativi. Ma quando Marcello sporse un braccio, questo si staccò di netto e cadde verso il soffitto. Si spaventò a morte, anche se il punto dove si era staccato il braccio sembrava in perfetto ordine e non si era versata nemmeno una goccia di sangue.
Riuscì a recuperare il braccio trascinandolo con la punta dell’ombrello verso l’ascensore. Quando fu dentro, si riattaccò all’istante. Marcello lasciò quel posto e non ci tornò mai più.
A parte qualche inconveniente del genere, esplorare i piani decimali si rivelò entusiasmante. Erano luoghi sempre uguali nella loro struttura di base, simile a quella del palazzo in cui era installato l’ascensore. Ma ad ogni numero decimale corrispondeva un mondo ogni volta diverso e imprevedibile.
L’eccitazione, insieme con la sua crescente conoscenza della matematica, lo spinsero oltre ogni prudenza.
Così passò all’esplorazione dei piani irrazionali.
Quando digitò per la prima volta la radice di 2, attese il consueto movimento dell’ascensore fremendo d’eccitazione. Ma invece che salire dolcemente verso l’alto con un movimento fluido, la cabina iniziò a vibrare come se si fosse staccata dalle guide.
Si afferrò saldamente al corrimano d’acciaio, temendo di aver esagerato. Un nodo di panico gli strinse la gola, ma il movimento cessò così come era iniziato. Le porte si aprirono e Marcello si azzardò a metter fuori un piede.
Inizialmente non notò niente di diverso dal solito. C’era anche lì una sensazione di distorsione, che stavolta aveva il curioso effetto di farlo sentire pesantissimo. Si muoveva con difficoltà, come indossando un’armatura. Ma era una cosa che si poteva sopportare, e Marcello si accinse ad esplorare quel luogo. Ad ogni passo il suo cervello veniva colpito da stimoli meravigliosamente allucinanti. Profumi dolcissimi si sprigionavano sfiorando le pareti, suoni melodiosi calpestando il pavimento. L’aria era dolce come il miele e la luce risultava in qualche modo palpabile. I raggi che entravano dalle finestre avevano una consistenza soffice che si appiccicava alle dita quando riusciva ad afferrarli a mezz’aria.
Quando finalmente riuscì a staccarsi da quel caleidoscopio sensoriale, era quasi ora di cena.
I piani irrazionali erano qualcosa indescrivibile e sconvolgente. Leggi fisiche aliene e bislacche, che si accompagnavano a sensazioni inconcepibili, una tempesta di stimoli di cui Marcello stava diventando rapidamente un drogato.
Perse interesse per tutto, ad eccezione del corso di matematica. Si appassionava alla teoria dei numeri, ascoltava avidamente le proprietà delle cifre più straordinarie che poi, tornando a casa, si accingeva ad esplorare. La tastiera dell’ascensore si arricchiva di funzioni e simboli man mano che la sua mente riusciva a possederne i segreti. Ormai era chiaro che chiunque guidasse quel gioco misterioso, lo faceva sulla base delle conoscenze affrontate nel corso.
Ogni nuovo pulsante era per lui una tentazione irresistibile. Non gli importava dei rischi che poteva correre. Avere accesso a quei mondi era qualcosa a cui ormai non poteva più rinunciare.
Trovò il pulsante della radice di -1 proprio dove se lo era aspettato. Era certo che sarebbe comparso proprio quel giorno, dopo la relativa lezione. In qualche modo, fin dai primi minuti della spiegazione, Marcello era stato consapevole che si trattava di un cammino senza ritorno.
Ne era sicuro, anche se non sapeva spiegarsi il motivo della certezza. D’altra parte, pensò con la mano a mezz’aria, l’indice proteso, cosa c’era da spiegare? Nella sua vita piatta e rettilinea si era aperto inaspettatamente un varco verso l’infinito. Non l’aveva chiesto né meritato. Si era trovato lì, quando la porta si era aperta, e aveva fatto il primo passo.
Il resto era stato come scivolare lungo un piano inclinato. Non c’era nulla a trattenerlo adesso, dove quel piano finiva sull’orlo di qualcosa di misterioso e immenso. Destino, fortuna, libero arbitrio… Erano diventati concetti del tutto privi di significato.
C’erano solo quel singolo momento, sospeso nell’immensità del tempo, illusorio simulacro di una scelta non più possibile. Il pulsante dei numeri immaginari e il suo dito si fronteggiavano come i termini di una equazione già risolta.
Quando si incontrarono, premendo forte l’uno contro l’altro, Marcello sparì.
“Che ne pensi di questa storia?”
Il poliziotto magro era abituato ai lunghi silenzi del collega e attese senza dire niente.
Il domestico gli aprì i battenti di rovere con un mezzo inchino. I due poliziotti salutarono cortesemente e uscirono sul pianerottolo del settimo piano.
“Penso che sia la solita storia. Chiama l’ascensore.”
L’altro obbedì. Mentre aspettavano, il poliziotto magro domandò di nuovo:
“Una donna?”
“Chi lo sa. Comunque una storia da non raccontare alla sua vecchia.”
Avevano entrambi voglia di una sigaretta.
Le porte lucide si aprirono e i due scivolarono dentro la cabina illuminata.
“Dai, premi lo zero. Torniamo in ufficio.”
Veramente bella..un viaggio immaginario nel mondo dei numeri/leggi fisiche tutto nella semplicità di un ascensore.La matematica è veramente sconfinata e...grazie ad essa è possibile anche divertirsi,chi l'avrebbe mai detto!!A proposito complimentoni all'autore della storia Spartaco Mencaroni...hai mai pensato di fare lo scrittore??Grazie per la fiaba.A Lunedì prof.
RispondiEliminaLuca, Spartaco Mencaroni fa già lo scrittore per passione, perché per mestiere fa il medico. Non ho avuto il modo e il tempo di dirvelo, ma pensa che ieri era a Roma per una doppia intervista in TV su un suo libro;)
EliminaA lunedì!
Molto bello questo racconto....anch'io non avrei mai pensato che la matematica potesse essere anche divertente....fin dall'elementari ho sempre pensato che la matematica fosse solo numeri e calcoli,ma ora capisco che può anche essere piacevole e spiritosa!:-)
RispondiEliminaUn saluto a lunedì
Complimenti a Spartaco Mencaroni!!:-)
RispondiEliminaCiao a lunedì
E' veramente molto bella questa fiaba. La matematica è veramente in ogni cosa.
RispondiEliminaCiao prof a lunedì :)
Veramente bella!! Proprio una storia fantastica!!!! Io non avrei mai pensato che dalla matematica e dalla scienza si potessero fare storie così belle e moooolto interessante!! Complimentoni all'autore e anche a lei per averla messa nel blog!!!
RispondiEliminaA lunedì =D
Prof bellissima la fiaba!!!!!!!Veramente bravo Spartaco Mencaroni,gli faccia i complimenti da partemia.Buona domenica prof!!!A lunedì;)
RispondiEliminaNon mancherò, Federico.
EliminaBuona domenica anche a te:)
A lunedì!
molto bello questo racconto, complimenti Spartaco Mencaroni!!! sono d'accordo con la mia amica giorgia, questo scrittore è riuscito a tirare fuori dalla matematica anche la fantasia.
RispondiEliminaciao prof, a lunedì!
Camilla, Spartaco ha tirato fuori la fantasia dalla Matematica perché è in essa. Ve l'ho ripetuto tante volte ...e anche dimostrato, penso. Non dovrebbe essere una novità.
EliminaChe Spartaco sia poi molto creativo è un'altra cosa.
Mi fa piacere il vostro apprezzamento, ragazzi!:) Spartaco ne sarà felice anche lui.
RispondiEliminaGrazie prof per avermi dato l'occasione di leggere questa straordinaria fiaba; da oggi apprezzero' di piu' la matematica perche' con essa si possono scoprire mondi nuovi che all'apparenza sembrano incomprensibili :)Tinelli Riccardo
RispondiEliminaRiccardo, si tratta di un racconto e non di una fiaba. Mi sembra corretto sottolinearlo. Idem per te Stefano.
EliminaUn racconto assolutamente stupendo, scritto con maestria come Spartaco ci ha già dimostrato di saper fare in modo eccellente partecipando al tuo ultimo carnevale della matematica.
RispondiEliminaHo aspettato a commentare perché mi interessavano i pareri dei ragazzi che vedo hanno apprezzato.
@ ragazzi
Cosa vi fa venire in mente il personaggio di Marcello che si iscrive ad un corso di Matematica e da quel momento in poi la pulsantiera dell'ascensore comincia pian piano a popolarsi di nuovi pulsanti?
E della sua sfrenata curiosità che lo porta ad osare? Delle sensazioni provate difronte alle nuove scoperte?
Non vi sembra che tutto il racconto (il suo personaggio principale, la matematica e le esperienze prima cercate e poi provate direttamente in prima persona, ecc...) possa essere "sovrapposto" alla nostra esperienza di studenti? Quanti di noi sono stati curiosi ed hanno osato anche al di fuori della lezione sentita a scuola, magari cercando di approfondire, magari facendo nuove domande, magari leggendo, guardando o ascoltando?
Marcello l'ha fatto ed ha scoperto mondi (piani) fantastici. Ha permetto alla Matematica di farsi "catturare" ed ora il suo stato di pensionato un po' annoiato ha ricevuto in regalo nuovi stimoli ed eccitanti nuove esperienze.
A quale categoria di studenti vogliamo appartenere? Ai curiosi assetati di nuove conoscenze o a coloro che si "accontentano" (e qualche volta lamentano) di quello che la Scuola può permettersi di dare? Vogliamo essere simili a Marcello e provare a viaggiare con l'ascensore della conoscenza?
@ Annarita
Grazie per gli svariati ascensori che mi permetti di conoscere e cavalcare
@ Spartaco
Superbo! Grazie.
Non credo tu abbia bisogno di altre parole per capire quanto ho apprezzato questo tuo racconto
Un salutone a tutti
Marco
Grazie per il supporto e l'incitamento nei confronti dei ragazzi e per il contenuto del commento.
EliminaUn salutone
Annarita
Caro Marco, come spesso ti succede, hai colto l'essenziale. C'è un messaggio in questo racconto che tu intuisci, ossia il fatto che le cose più belle e preziose, le vere occasioni della vita, spesso sono lì che aspettano noi, il nostro impegno, il nostro sforzo di imparare, il coraggio di seguire la nostra strada anche quando non sappiamo capire dove ci porterà.
EliminaMetti in conto che non tutti capiranno, perché hai preso questa strada e può darsi che agli di qualcuno tu sia semplicemente sparito!
Nel Blog del Coniglio poi mi chiedi:
PS:
che fine ha fatto Marcello? Perché sparire è sparito, visto che la madre lo sta cercando? O non ho capito inizio e fine? (sulla parte centrale credo d'esserci).
OK, OK. Premo lo zero della tastiera e torno a fare i compiti.
Postato da Marco in Il coniglio mannaro alle 07 aprile 2013 10:09
Marcello è effettivamente scomparso, selezionando un numero complesso sulla tastiera dell'ascensore. Il racconto si apre e si chiude con la scena della madre che si rivolge ai poliziotti perché non ha più sue notizie. Alla fine gli agenti escono dell'appartamento lasciando intendere tutto il loro scetticismo sulla situazione, pensano che il figlio sia semplicemente scappato, magari con una donna.
Incorniciato fra queste due scene, che si svolgono nel presente, il racconto vero e proprio si svolge al passato, un passato recente.
Non a caso questa tecnica di scrittura è chiamata cornice narrativa.
@ Spartaco
EliminaTi ringrazio per la risposta.
Allora avevo capito correttamente.
Vorrei tranquillizzare la madre: "tranquilla signora, Marcello tornerà, non prima però di aver assaporato a pieno il suo viaggio attraverso i mondi fantastici della Matematica"
Ai poliziotti invece consiglierei di seguire anche loro un corso serale sulla Matematica; chissà che riescano a risolvere un maggior numero di casi.
Grazie ancora Spartaco.
Un saluto
Marco
Cari ragazzi, ho letto con grande piacere i vostri commenti e sono felice che la storia vi sia piaciuta. La matematica è davvero piena di fantasia e meraviglia. E non è necessario essere degli esperti per divertirsi con i numeri o inventare delle buone storie.
RispondiEliminaScrivere un racconto è entrare nel regno della mente, un mondo misterioso e inesplorato, dove tutto è possibile e l'unico confine è il limite della vostra immaginazione.
Una mappa che permette di trovare l'accesso ed esplorare questo mondo è la matematica. Più la vostra mappa sarà completa e precisa, ossia più la conoscerete, tanto più grandi e affascinanti saranno le avventure che potrete vivere.
Vi auguro di trovare tante porte per questo mondo meraviglioso, varcarle e vivere le vostre storie uniche!
Grazie, Spartaco. Non potevi trovare parole più dirette e vere.
EliminaUn salutone
Annarita
molto bello prof è una storia che io non sarei mai riuscito a comporre
RispondiEliminaConsolati, Leo. Non sono in molti a sapere comporre storie come queste;)
EliminaQuesta fiaba è davvero stupenda e come dice sempre lei "La matematica è ovunque" e con questa storiella ce l'ha dimostrato.
RispondiEliminaComplimentoni a Spartaco,poche parole bastano a spiegare quanto è bella e interessante questa fiaba.Grazie prof per averla postata sul blog.
Direi che ve l'ho ulteriormente dimostrato. Se ricordi bene ci sono state già molte occasioni in precedenza, Catia.
EliminaA domani, birichina.
Questo racconto l'ho apprezzato davvero tanto. E' descritto tutto in maniera perfetta e corretta, infatti ho trovato semplice immaginare ogni scena. Complimenti a Spartaco Mencaroni! :) Davvero bellissimo! Un saluto :)
RispondiEliminaConcordo, Allegra.
EliminaA domani
Prof ho trovato davvero molto bello ed interessate questa fiaba. Mi è piaciuta davvero tanto,ed è stata scritta molto bene,complimenti a Spartaco.
RispondiEliminaGiorgia C., c'è voluto il racconto di Spartaco per farti pasare di qui. Mi fa molto piacere.
EliminaA domani!
Buon giorno prof. Molto bello questo racconto. Anch'io come i miei compagni non avrei mai pensato che la matematica ci potesse in qualche modo anche far ridere. Sono sincero, a me la matematica non mi piace molto,ma in qualche modo cerco di farmela piacere anche grazie a questi post.
RispondiEliminaBuona domeni prof. a lunedi
Questo racconto ti ha fatto ridere, Nicolò? A me no, ma siamo persone diverse. Che la Matematica non ti piacesse molto mi era abbastanza chiaro. Mi fa quindi piacere che racconti come questo contribuiscano alla sua causa.
EliminaDetto questo, occorre anche studiare un po', vero?;)
A domani:)
Anche a me come tutti gli altri la storia è piaciuta molto. Se anche gli altri ascensori fossero come questo sicuramente tutti saremmo molto più bravi in matematica! Complimenti all'autore.
RispondiEliminaA domani.
Concordo, Daniele, anche se in Matematica sei bravissimo di tuo:)
Eliminamolto bello e interessante quest racconto, è veramente fantastico vedere che con la matematica puoi perfino raccontare fiabe, mi ha fatto molto piacere leggero!! :D
RispondiEliminaa lunedi :D
Molto bello ed interessante questo racconto e devo dire che non avrei mai pensato che la matematica si potesse trovare anche nelle fiabe e come ha detto Daniele se ci fossero altri ascensori come quelli tutti saremo più bravi in matematica!!!!!!!!!!MAGARI!!!!!!!!!!!!!!!:D
RispondiEliminaD'accordo, Sara. Il tuo entusiasmo mi fa molto paicere. Però leggi i commenti... non si tratta di una fiaba, ma di un racconto. La differenza dovresti conoscerla, vero?;)
EliminaA domani.
simpatico e anche misterioso allo stesso tempo,la matematica che ti porta in altre dimensioni,in un certo senso è vero anche se queste non si possono toccare.
RispondiEliminaa domani!!!
Prof, il racconto mi incuriosisce un po, ho letto solo la introduzzione, perché è troppo tardi sta sera, continuerò domani. Ho letto i commenti e tutti dicono che sia molto bello e interessante, quindi ho deciso che domani finirò di leggere, oggi è troppo tardi.
RispondiEliminaNotte prof e a domani :)
Ciao ptof! Molto bello ed interessante questo racconto!!! Mi è piaciuto molto! Concordo con gli altri sul fatto che la matematica sia ovunque. Anche io faccio i complimenti a Spartaco!
RispondiEliminaA domani!!!
Un grazie anche a tutti voi, sono davvero contento che questa storia vi sia piaciuta. E' stato molto divertente scriverla perché facendolo ho avuto un'altra prova di quanto sia immenso il mondo che si può aprire giocando con i numeri e le nozioni che si trovano nella matematica.
RispondiEliminaBuona notte a tutti e buon inizio di settimana.
Un ringraziamento sempre a te, Spartaco. I ragazzi hanno molto apprezzato insieme a noi insegnanti.
EliminaSe dovessi avere voglia di pubblicarne ancora su Matem@ticaMente, non hai che da fare un fischio.
Buona notte e buon inizio di settimana anche a te:)
Ciao prof,mi piacerebbe anche a me avere più fantasia e creatività, invece sono troppo razionale e quando non riesco a risolvere un problema non mi butto e non lascio spaziare la mente.
RispondiEliminaGRAZIE per il consiglio che ci viene dato in questo racconto, cercherò di metterlo in pratica... complimenti a Spartaco.
Buonanotte a domani!:)
Bravo, Gianmarco. Cerca di mettere in pratica il consiglio che ti viene dato...libera la fantasia e la voglia di fare.
EliminaA domani!
Questa storia è veramente bella!!! Dimostra che la matematica è ovunque, come dice sempre lei prof! Complimenti a Spatarco!! Adele 3b
RispondiEliminaMi fa piacere constatare che ricordi le mie parole, Adele. Questo racconto è una ulteriore testimonianza:)
Eliminacara prof, questa fiaba è fantastica, e posso dire ad alta voce che lei con la sua pazienza la sua fantasia nel coinvolgerci a scuola e a casa rende la matematica materia che ha me ha sempre spaventato moltissimo meno complicata.lei ci stimola , ci da speranza e gli strumenti per permettere a tutti di farcela. IO LE SONO DEBITORE E ANCHE L'ANNO SCORSO MA ANCORA DI PIù QUEST'ANNO QUANDO SI PARLA DI MATEMATICA NON DIVENTO PIù TRISTE MA SORRIDO! QUESTO è IL MIRACOLO CHE LEI è RIUSCITA A FARE!
RispondiEliminaCaro Jacopo, non devi sentirti affatto debitore nei miei confronti. Amo il mio lavoro e voglio bene a voi che siete i miei alunni. E' normale che faccia quanto è in mio potere per farvi piacere questa bellissima disciplina che è la Matematica. Mi fa piacere che tu adesso sorrida quando si parla di Matematica.
EliminaA domani!
Buongiorno Prof!Questa fiaba che parla della matematica è molto bella e interessante Spatarco Mencaroni è stato molto bravo i miei complimenti.
RispondiEliminaA domani!!!!!
Sono contenta, Rkia, che il racconto (non fiaba!) ti sia piaciuto. Spartaco leggerà sicuramente i tuoi complimenti.
EliminaA domani.
Una racconto molto bello, un esempio che con la matematica si può fare di ogni persino una storia. Grazie per le informazioni che ci da :)
RispondiEliminaA domani ! :)
Ciao, Martina. Tu sei arrivata soltanto quest'anno in 3°B, ma mi sei cara come gli altri tuoi compagni. Sono contenta di sentirti esprimere un parere positivo sul racconto e sulla Matematica.
EliminaA domani!
Grazie ancora ragazzi, sono proprio contento dei vostri commenti e del vostro entusiasmo. Allora, al prossimo racconto matematico (o fiaba?...)
RispondiEliminaScusi Prof mi sono sbagliata ioè che mi ero confusa.
RispondiEliminaA domani!
Ciao prof.!
RispondiEliminaFaccio i miei complimenti a lei e soprattutto anche a Spartaco perché è riuscito a spiegare in poche parole quanto è interessante e bella questo racconto(fiaba...).
Complimenti!!!!!!!!!!!
Prof questo racconto mi è piaciuto molto, soprattutto perchè dimostra che la matematica è ovunque e che con essa si possono fare cose divertenti e fantasiose come questa! Complimenti all' autore e a lei che ci propone questi interessanti lavori.
RispondiElimina